La grande storia di RO.MA.
Nel lontano 1975 un nerboruto omaccione dai tratti
spigolosi, tendente al rosso, ultimò un progetto che covava ormai da
alcuni anni.
Tutto nacque quasi per caso negli anni in cui paracadutista combatteva,
annientandoli, Rambo, Mazinga, Superman, Hulk ed altri personaggi di
fantasia.
In quei tempi infatti, nei pochi momenti di relax in trincea, ebbe
occasione di approfondire grandi monumenti della letteratura come
Pinocchio e Frankestein dai quali scaturì la scintilla.
Tornato al suo paesino reduce dai trionfi militari, nottetempo nella
sua angusta cantinetta, con le proprie mani diede sfogo a tutto il suo
ingegno e costruì il prototipo di RO.M.A.626 (ROmpitutto Meccanico
Antropomorfo). Un ragazzone operaio completamente conforme ai requisiti
di sicurezza sul lavoro, che lo potesse affiancare nei faticosissimi
"ciappini" casalinghi di tutti i giorni.
Come il mitico Vulcano, lo forgiò utilizzando i migliori materiali conosciuti nel mondo militare.
La testa era costituita da un monoblocco di impenetrabile ghisa
ricoperta da uno strato in kevlar, al centro di essa pose uno
spoilerone antiurto, che potesse fungere, all'occorrenza, da cappa di
aspirazione negli ambienti malsani.
Il corpo corazzato e antimissile fu rivestito completamente da una
guaina proveniente da un sexy shop di Saigon, pensò poi di installare
alle estremità degli arti superiori due morse predisposte al montaggio
diretto di dischi da flessibile e montò dita recuperate da scalpelli di
martello pneumatico.
Non badò a spese e utilizzò grandi quantità di materiali, talvolta
eccedendo, vittima forse di vecchi complessi, come nel caso della
grossa tubazione sorretta a fatica dagli arti inferiori, peraltro
sottoutilizzata, di cui si pentì.
Pensò poi di caratterizzarlo, programmandolo prendendo spunto dal mondo
delle bonifiche: gli attribuì l'infaticabilità dello scariolante, la
forza ponderata e razionale dello straripare delle acque, la velocità
del ratto, le movenze dell'airone, lo sguardo sornione e sagace del
grillotalpa, il coraggio del riccio e l'astuzia del fagiano.
Infine per garantirne reattività e la completa mobilità, lo lubrificò
bene bene con un liquido di sua produzione, un efficace miscuglio di
olio motore e olio di ricino con l'accattivante aroma del vino novello,
stipulò un contratto di manutenzione con Piero di Crevalcore, poiché
mantenesse una proverbiale efficienza.
Decise poi di farlo repellente all'universo femminile per preservarlo
dall'obiettivo per il quale era stato creato, ma questo si rivelò il
tallone di Achille.
Effettivamente le donne lo apprezzavano a dismisura facendo pazzie per
impossessarsi di lui, attratte inspiegabilmente da quell'inutile e
smisurata tubazione.
Lui ignorava tutto ciò interessandosi di arte, musica e poesia.
Tutto filò liscio finchè un dì, una bambinetta si impossessò
dell'antropomorfo, facendogli vedere cose che lo fecero sentire uguale
agli altri (o perlomeno proporzionato…) e provare vibrazioni alle quali
mai avrebbe creduto di sottoporsi.
Diede così un calcio alla cultura e insieme a lei si divertiva al gioco del rifornitore o al piccolo radiofonico.
Un brutto giorno lei si stancò e lui rimase così sconvolto, che mentre
vagava alla ricerca di se stesso, interrogando nutrie e passerotti
nell'area di riequilibrio ecologico "La Bora", perse i sensi.
Lo raccolse ossidato e infreddolito, un GIO.V.A.118 (GIOvane Vagamente
Antropomorfo), un prototipo di prima generazione costruito interamente
in vetroresina, decisamente malriuscito e sfuggito ai tentativi di
distruzione del costruttore (ritiratosi ora a vita privata…).
Il GIO.V.A. che si stava procurando legna e selvaggina per l'inverno,
lo ricoverò subito nel capannone dei Brot&Cativ, dove gli prestò
subito un primo intervento manutentivo.
Il RO.M.A. fu molto riconoscente ed elesse il capannone a sua dimora,
tinteggiando, affrescando ed arredandolo secondo le sue esigenze.
Ancor'oggi passando di là si può udire il suo inconfondibile verso: un
rumore di sottobosco un po' gutturale un po'melodico che accompagna
l'attività dei Brot&Cativ.
Il passo che lo portò alla presidenza honoris causa fu molto breve e si
meritò l'appellativo de "il più operaio di tutti i Presidenti".
Oggi il RO.M.A. sta molto bene, lo si può incontrare al capannone
abbarbicato ad una trave che si lubrifica o mentre demolisce un muro o
spacca la legna o rompe il cazzo.
VENITE A TROVARCI, CITOFONANDO "ROMA" NEL QUINTO CAPANNONE IN SENSO
ORARIO, IL PRESIDENTE ANTROPOMORFO VI APRIRA' E VI RACCONTERA'
PERSONALMENTE LA SUA STORIA GUIDANDOVI ALLA SCOPERTA DEL CARNEVALE.