Prospettiva di un'avventura vincente
La storia di questa bella società ha inizio nel
lontano 1998, quando due uomini e una donna decidono di dare una
sferzata di freschezza e una connotazione artistica decisamente di
qualità ad una manifestazione famosa in ogni angolo del mondo: il
Carnevale di San Giovanni in Persiceto (... Tuzzi, ad esempio, parlando
con ragazze di Venezia e vantandosi del proprio paese lo definì “la
Patria del carnevale...”).
Tradizione questa, che ormai si trascinava stancamente, mantenendo la
sola nota positiva della conservazione e del tramandarsi di un antico
costume.
Questa società carnevalesca nasce dunque, con l’intento di porsi come
alternativa, come polo di comune rivalità per le vecchie società.
Il fine dei fondatori è quello di costruire qualcosa di
indiscutibilmente superiore, per alimentare lo sforzo al miglioramento,
un pungolo all’innovarsi ai carnevalai. Uno stimolo per superare la
vigente condizione di stagnante apatia sotto il profilo delle tecniche
e dell’estro in cui ci si trovava.
Per dare quella coesione e sinergica amicizia edificante che solo la
teoria del “tutti contro uno” può dare.
Il tutto facendo leva sull’indignazione dei cultori del virtuosismo,
che assistendo agli spilli dalla tribuna (pagando !), rimanevano delusi
dal vedere l’antica evoluzione meccanica e la trasformazione ridotte al
semplice sollevamento di un telone e ad altre raccapriccianti banalità.
Arrivando all’estremo di carri che, per errore, non eseguivano lo
spillo senza che nessuno se ne accorgesse (JOLLY&MASCHERE ‘96).
Nessun parto è però, senza fatica e dolore.
Effettivamente già all’inizio le intenzioni e il sicuro raggiungimento
dell’obiettivo furono palesi a tutti (... ma proprio tutti, conferma di
questo è la salita sul carro vincente prima che lo fosse, di personaggi
con quoziente intellettivo ben al di sotto del livello medio).
Percepito quindi, l’acre odore del rischio, i tentativi per ostacolare
l’iniziativa si fecero sempre più cruenti e sconsiderati come il
dimenarsi di una belva selvaggia e orgogliosa che vede il profilarsi
della gabbia.
Sono innumerevoli gli attacchi verbali, le ferree applicazioni di
regole inesistenti, le infiltrazioni letali di società in ambiti di
governo, clausole vessatorie inimmaginabili e tentativi di infangare la
dignità dei fondatori (da qui l’appellativo: BROT&CATIV).
Cantieri trasformati in depositi, vendite senza proprietà e “scherzi
telefonici” sono all’ordine del giorno.
Rivalità, rivalse, rivelazioni, rivalutazioni, rivendicazioni, rivolte,
rivoluzioni e quant’altro.
Come si sa però, la forza della ragione schiaccia e devasta ogni cosa,
così che dalla poltiglia dell’ingiustizia e dell’indolenza sorga
trionfale il granitico successo dei “BROT&CATIV.
Dal teorema degli intenti veniamo alla dimostrazione del cantiere e
della sfilata, passaggio questo che si concluderà con il canonico e
scontato “come volevasi dimostrare”.
Il 1998 vede la prima partecipazione con un carro ineccepibile,
sicuramente di un’altra categoria (...!) dal titolo: “RAPPORTO DI
DESISTENZA ovvero l’attrazione fatale del sistema elettorale” in cui
l’ironia affiora spontanea fino a saturare la piazza e il sesso, in un
piccante contesto è trattato con tatto e grande delicatezza.
Lo spillo e la sfilata sono nell’ottica di un momento unico, con la
stessa importanza, orchestrato con maestria nella sua coralità
d’azione.
Colori, maschere, gettito, cordialità, simpatia, api ciclopiche (merito
del “professore”, capace del più basso punteggio che la storia ricordi:
12/30) e un pizzico d’umiltà sono gli ingredienti di questo
gustosissimo alimento cucinato per buongustai dell’estetica.
Il soggetto fu addirittura premonitore, in quanto puntualmente,nel
1999, Bertinotti fece cadere Prodi con le medesime modalità narrate
nello spillo. La prima partecipazione è già un successo, garantito
dalla miglior classifica rispetto alla società detentrice del
gonfalone. Facendo un parallelo calcistico sarebbe come se una squadra
appena promossa in serie A surclassasse a fine stagione la squadra
detentrice dello scudetto (... si perdoni l’esuberanza).
Un’apoteosi.
Il 1999 è l’anno di “GIUDIZIO UNIVERSALE” che ancor oggi la letteratura
ricorda per il bellissimo effetto scenico del “teatro sopra teatro” del
quadro vivente che si costituisce e si “dipinge” in piazza durante lo
spillo.
Il tutto sorretto energicamente da un soggetto cultural-popolare di
sicuro impatto educativo. Il 4° posto penalizza esageratamente questa
ambiziosa società, che comunque relega a posizioni di secondo piano
società come: Accademia della Satira, Treno, Mazzagatti, Corsari, I
Gufi, Figli della Baldoria e la rivelazione del 1999 soc. della
Gastronomia, a cui va un plauso particolare per l’UMAUN: bellissimo
capolavoro di arte poverissima, alle soglie del miserabile.
Nel 2000 è la volta di: “STI ACSE’, STA ACSE’...TI TE ! ovvero la
maschera solo a carnevale”: carro forse troppo velleitario, in quanto
realizzato interamente in cartapesta, vero e unico materiale
carnevalesco.Caratterizzato da mascheroni sculture e immagini (la torta
casereccia, ecc...) non di immediata comprensione ai più, ma di sicura
efficacia per tutti.
Lo stile adottato, filo conduttore per pittura, scultura e architettura
era pensato per rendere omaggio a due famosi carnevali: Viareggio e Rio
de Janeiro, come simbolico gemellaggio.
Meritava sicuramente molto di più, (una giuria popolare competente lo
decretava vincitore), ma come in tutte le competizioni non è mai
l’oggettivamente migliore a prevalere.II carro 2000 dei BROT&CATIV
ne è l’esempio lampante.
La sorte di questo carro è anche testimonianza di come, nell’era del
computer, sia andata persa la poesia e il romanticismo
dell’imperfezione,della sfumatura di colore, del contorno non
rigidamente definito, in una sola parola dell’arte; in virtù della
quale, colui o colei (talvolta entrambi nella stessa persona...), che
agisce all’interno del cantiere è universalmente riconosciuto Artista e
non “qual c’al va a lavurer al car ...”.
Nonostante tutto i BROT&CATIV combatteranno sempre (...?) a difesa
del “Bello”, perchè esso prevalga.